«In un paesello dell’italia centrale viveva
la famiglia “Berardi”, benestante, dedita ai lavori dei campi e di sentimenti
profondamente cristiani. Una figlia, che chiamerò Marcella, era cresciuta sana
ed esuberante di vita. A tredici anni per la prima volta avvertì un malessere
misterioso, che tale le rimarrà per ben dieci anni...».
Così Mons. Corrado Balducci inizia il racconto di un caso di possessione
diabolica, nelle sue varie vicende e tentativi di esorcismo, nel libro «La
possessione diabolica - Ediz. Mediterranea, Roma». Questo racconto fu pubblicato
nella rivista «Famiglia mese, n. 4, 1975», dal la quale se ne riporta un tratto.
Nella povera donna si erano insediati dieci spiriti. In seguito ai diversi
esorcismi, nove di essi furono cacciati. L’ultimo spirito aveva dichiarato: «io
sono forte e potente; io non uscirò!».
Più volte il Sacerdote aveva scongiurato lo spirito a manifestare il suo nome,
ma si rifiutava sempre. Un pomeriggio, nella chiesa gremita di gente, durante le
preghiere di rito l’esorcista chiese: Dimmi, chi sei? — Tra lo spavento e il
terrore dei presenti, si udì un grido: Sono N.N. — e pronunziò il nome di un
uomo conosciutissimo in paese, vittima qualche anno prima di un attentato (lo
chiamerò Pallante).
La stessa sera a tarda ora il Parroco, mentre esorcizzava privatamente in casa
Berardi, interrogò così: «Dì, mi conosci? — E lo spirito: Mi hai portato al
cimitero; tu quella notte pregasti per me e per la mia famiglia: ormai però le
tue preghiere erano inutili.., io ero dannato.
In altra circostanza Pallante parlò così al Sacerdote: Se non mi avessero ucciso
così presto, tu forse mi avresti convertito! Ti prego, porta via quella croce
posta sul luogo del delitto, e passando di lì non dire più quelle preghiere, mi
dai pena. Ho fatto questa fine perché ho ricevuto fin da bambino una cattiva
educazione. Prega per mia sorella (la fattucchiera) che non venga in questi
luoghi di tormento. Certo dovrei uscire da questa ragazza, perché i miei hanno
ricevuto del bene dalla sua famiglia: l’anno scorso mia moglie è venuta qui a
raccogliere le ulive (tutto rispondeva a verità).
E ancora, Povera figlia mia; quando saprà che sono io, quanto dovrà soffrire.
Questa notte si è svegliata, ha preso la mia fotografia, piangendo mi ha baciato
e mi ha detto: Papà, papà, se sei tu, esci da quella ragazza perché qui tutti mi
dileggiano.
Se dunque — interruppe l’esorcista — tu ci hai conosciuto, se tante volte siamo
stati insieme, perché non ci fai del bene? Lascia in pace questa ragazza.
Da parte mia — riprese lo spirito — sarei pronto a farti del bene... ma non
posso — e qui lo spirito, perdendo per un istante la sua abituale asprezza, con
voce pacata continuò — Pensa: anima dannata vuoi dire diavolo, e diavolo portare
al male!
Un altro giorno l’esorcista, nella chiesa sempre gremita di gente, interrogò lo
spirito: Si soffre all’Inferno? C’è il fuoco?
L'ossessa che balzando indietro dette in un gran sospiro e disse: Pensa, una
goccia di quei fuoco sarebbe sufficiente per incenerire ciquemila persone!
— Ma Dio che ti ha condannato è ingiusto?
— No, è giusto.