Un uomo sui trentacinque anni, vedovo, padre
di due figli, viveva in Torino ai tempi di san Giovanni Bosco. Conduceva una
vita tutt'altro che degna di un cristiano: irreligioso, bestemmiatore.
Avvicinandosi il 2 novembre, giorno della commemorazione di tutti i defunti, sua
madre gli disse:
- Ricòrdati del tuo povero padre morto già da vari anni, e prega per lui.
Parole che lo stizzirono. Rispose:
- Che pregare? Se è all'Inferno o in Paradiso non ha più bisogno delle nostre
preghiere; se è in Purgatorio, a suo tempo uscirà.
La madre, amareggiata, non osò replicare. La notte seguente, parve alla donna di
udire qualche strano rumore nella camera del figlio. Al mattino, vedendolo
stravolto come chi avesse passato una cattiva nottata, gli disse:
- Stanotte mi è parso di udire un certo rumore nella tua camera...
- Che rumore?! Voi donne siete piene di superstizioni, delle quali i preti vi
riempiono la testa.
Troncò il discorso, prese il cappello e bruscamente uscì di casa.
La madre si persuase che il figlio aveva passato davvero qualche brutto momento.
All'avvicinarsi della sera l'uomo sembrò preoccupato. All'ora solita si ritirò
in camera. In realtà strani rumori li aveva uditi anche lui la notte precedente.
Non era un tipo pauroso. Tuttavia prima di mettersi a letto esaminò
accuratamente ogni angolo della stanza per assicurarsi che nulla potesse
produrre qualche insolito fenomeno; tolse e rimise i mobili al loro posto,
guardò sotto il letto, e si coricò.
Dinanzi alla finestra, all'esterno, correva un lungo ballatoio che dava accesso
ad altre stanze. Il letto era posto di fronte alla finestra. Quella sera era
illuminata dal chiarore pallido della luna. A un tratto udì qualche passo
strascicato che gli fece pensare a quello di suo padre quando passeggiava per
casa in pantofole. Si alza a sedere sul letto, impaurito, e osserva con gli
occhi sbarrati il ballatoio dal quale veniva lo strascico dei passi. Ed ecco al
di là della finestra passar l'ombra di suo padre: proprio lui, il suo vestito,
la sua statura, il suo modo di camminare. Andò oltre e poi ripassò dinanzi alla
finestra ritornando indietro. Poi l'ombra si ferma dinanzi all'invetriata, e
dopo qualche momento, benché quella rimanesse chiusa, entra nella stanza e si
mette a passeggiare su e giù ai piedi del letto. In preda all'ansia, quell'uomo
trova il coraggio di domandare:
- Papà, avete bisogno di qualche cosa da me? Nessuna risposta; l'ombra continua
a passeggiare. Dopo qualche istante il figlio riprende:
- Papà, avete bisogno di preghiere? ditemelo!
Il padre si ferma, si volge al figlio e con voce fioca risponde:
- Io non ho bisogno di nulla.
- Ma dunque, perché siete venuto?
- Son venuto per dirti che è tempo di finirla con gli scandali che dài ai tuoi
figli, quelle anime semplici che tu avresti dovuto conservare innocenti. Quei
poveretti imparano da te la bestemmia, l'irreligione, il disprezzo della Chiesa
e i suoi ministri, la condotta scostumata. Sono venuto per dirti che Dio è
disgustato e tanto offeso, e che se tu non ti emendi saprai fra poco quanto
pesino i suoi castighi. No, non pregare per me; a suo tempo, come dici tu,
uscirò dal Purgatorio. Pensa ai casi tuoi!
- Papà...
L'ombra, che stava per andarsene verso la finestra, si volse e disse:
- Cambia vita! - E disparve.
Al mattino seguente la madre conduceva il figlio da don Bosco.
L'uomo si confessò e pianse.
Fr. Eusebio di Maria, Riflessioni sui novissimi, Ed. Sussidi, Erba (Como) s.d.,
pp. 167-170.