Rachelina Ambrosini, una ragazza di eccezionale bontà, moriva il 10 marzo 1941 a
soli 15 anni e 8 mesi. Dopo la morte continuò a farsi viva. Ecco alcuni episodi.
Umberto Mirra da Campanarello (Avellino), nel 1941 è alle armi, si ammala di
polmonite e viene condotto all’ospedale di Salerno. Una notte gli appare
Rachelina vestita tutta di bianco e gli dice: «Non aver paura, stai già bene e
fra poco andrai a vedere la tua famiglia». La predizione si avverò pienamente. —
Lo stesso anno il Mirra è trasferito dalla Sicilia all’alta Italia per
prepararsi ad andare in Russia. Una notte gli appare di nuovo Rachelina e gli
dice: «Non aver paura, per te c’è chi ci pensa; parti contento; tornerai sano e
salvo». In Russia, nel 1942, sta per iniziarsi un‘azione bellica e Umberto è
molto preoccupato. Rachelina gli appare la terza volta: «Perché sei così
malinconico e hai tanta paura? I Russi sono già andati via; tu e i tuoi compagni
andate senza timore. Già te lo dissi che tornerai a casa sano e salvo». E
infatti — conclude la relazione — sono tornato a casa mia».
A Domenico Colantuoni, soldato a Cava dei Tirreni, e disperato perché deve
partire per la Sicilia, la «santina», come egli la chiama, batte sulla spalla —
mentre in pieno giorno si è addormentato — e gli dice: «A che pensi? Su, su, non
preoccuparti che io sarò alle tue spalle a proteggerti». Infatti invece che in
Sicilia viene mandato a Salerno. Qui per un po’ le cose vanno bene, ma poi
incominciano i bombardamenti e i pericoli.
Una notte, mentre dopo una delle solite incursioni, il Colantuoni prende un
po’di sonno, torna Rachelina. Altro che festa con quella musica! E lei a
insistere:
«Stai contento che io ti proteggo».
Di lì a un po’ arriva il sergente e gli ordina di andare con altri a tagliare
dei rami d’albero per mascherare un po’ le tende. Colantuoni si alza e
obbedisce. Mentre ritornano, ecco gli aeroplani nemici; i compagni cercano
rifugio sotto un‘altra ripa; Domenico, senza saper perché, rimane distaccato da
loro e si arrangia come può. Cade una bomba: quelli che sono sotto la ripa
vengono travolti, Colantuoni rimane completamente illeso —.
Antonio Villani narra, sotto vincolo di giuramento, il seguente episodio: «Nel
1942, trovandomi nello spaccio cooperativo del mio reggimento (4 carristi), udii
un collega di armi raccontare quanto appresso. Trovandomi accampato in località
esposta alle offese del nemico, una notte, mentre riposava, gli appare una
giovinetta e gli dice di allontarsi da quel luogo perché vi sarebbero cadute
delle bombe. Il soldato non dette importanza e continuò a dormire. Una seconda
volta comparve la fanciulla che gli ripeté con insistenza di allontanarsi di lì
e mettersi in salvo se non voleva rimanere ucciso. Il soldato, impressionato,
avvertì i compagni, ma questi scoppiarono a ridere e lo motteggiarono, per cui
anche egli, sebbene con l’animo turbato, rimase sotto la tenda con loro. Ed ecco
che l’apparizione ritorna per la terza volta e gli dice: «Non vuoi proprio
salvarti? Io ti confermo, che fra pochi minuti il campo sarà bombardato». Allora
il soldato, sgomento, le domandò: «Ma tu chi sei?». L’apparizione rispose: «Sono
Rachelina Ambrosini, figlia del Dott. Alberto». Il suo aspetto era di un angelo.
Il soldato si alzò di scatto esclamando: «Chi mi vuol seguire, mi segua, e uscì
dalla tenda seguito da altri due soldati. Gli altri rimasero. Ma non erano trascorsi che pochi minuti quando apparecchi nemici rovesciarono sul campo
proiettili d’ogni calibro seminandovi la distruzione e la morte» (I. Felici - Il
volo di un Angelo - Ediz. Paoline).