Una catena di "Ave-Maria" - di Don
Gabriele Amorth - Articolo tratto dalla rivista Madre di Dio
Nella recita devota del Santo Rosario,
chiedendo alla Madonna di pregare per noi, "adesso e nell’ora della nostra
morte", teniamo sempre aperta una finestra sull’eternità.
Parlando del Rosario, il pensiero va subito alla stupenda definizione di Paolo
VI: "Compendio di tutto il Vangelo".
La caratteristica principale di questa preghiera è di essere al tempo stesso
orazione e meditazione dei principali Misteri cristiani. È per questo che la
Madonna a Fatima propone il Rosario come l’antidoto dell’ateismo: l’uomo d’oggi
ha più che mai bisogno di pregare e di meditare le grandi verità rivelate. Non
ci stupiamo allora dell’insistenza dei Pontefici nel raccomandare questa
preghiera, particolarmente di San Pio V [che scrisse nel 1569 il primo documento
pontificio di sanzione ufficiale del Rosario], di Leone XIII [con le sue dodici
Encicliche sul Rosario], di Paolo VI, del Beato Giovanni XXIII e, ora, di
Giovanni Paolo II, il Papa della Lettera apostolica "Rosarium Virginis Mariae".
A proposito del Beato Papa Giovanni, è significativa – nella sua bonarietà –
l’espressione che soleva ripetere: "Figlioli, la giornata del Papa non è
terminata, se non ho recitato i 15 Misteri del Rosario…".
Preghiera alla Vergine per tutta
l’umanità
Se siamo tentati, nella nostra recita
personale o comunitaria del Santo Rosario, di essere ripetitivi, ‘meccanici’,
abitudinari, pensiamo piuttosto alla fortuna di Santa Bernardetta, quando alla
Grotta delle Apparizioni vedeva la Madonna davanti a sé che, insieme a lei,
faceva scorrere i grani della corona: dobbiamo ben credere che la Vergine è
sempre davanti a noi, anche se non la vediamo; e dobbiamo immaginare che tutta
l’umanità è come tenuta insieme dal filo che lega i grani della nostra corona.
Altre ‘raccomandazioni’ ci tornano utili, per la recita del Rosario. Ad esempio,
quando lo si recita in famiglia: "La famiglia che prega unita, vive unita" –
ripeteva in tutte le contrade del mondo l’americano p. Peyton –; e Giovanni
Paolo II ci ricorda, fra l’altro: "Il nostro cuore può racchiudere, in queste
decine del Rosario, i fatti che compongono la vita dell’individuo, della
famiglia, della Nazione, della Chiesa, dell’umanità intera. Il Rosario batte il
ritmo della vita umana".
Il Rosario è anche la preghiera della pace, proprio perché è la preghiera che
abbraccia tutto il mondo.
Un altro grande apostolo del Rosario nel nostro tempo, il Vescovo Fulton Sheen,
aveva ideato una corona a cinque colori, ancora molto in uso: una decina di
grani verdi, per ricordare le lussureggianti foreste dell’Africa; una decina
rossa per l’America, abitata un tempo dai Pellirossa; una decina bianca per l’
Europa, in omaggio alla veste del Papa; una decina azzurra per l’Oceania,
immersa nell’azzurro dell’Oceano Pacifico; una decina gialla per l’immenso
Continente asiatico, abitato fra gli altri dai ‘gialli’ della Cina… Così, alla
fine della corona, si abbraccia tutto il mondo.
L’uomo d’oggi, in questo mondo fracassone, ha più che mai bisogno di pause di
silenzio e riflessione.
Ora, il Rosario è proprio una preghiera che invita alla calma, alle pause
interiori dello spirito, alla riflessione; e, forse, proprio recitando il
Rosario abbiamo modo di sentire l’amorevole rimprovero di Gesù a Marta, che pure
si affannava per servire Lui: "Marta, Marta, tu ti preoccupi e ti agiti per
molte cose, mentre una sola è la cosa di cui c’è bisogno. Maria si è scelta la
parte migliore, che non le sarà tolta" (Lc 10, 41.42).
Infine, ricordiamo che, invocando nella recita del Santo Rosario la Madonna a
pregare per noi "adesso e nell’ora della nostra morte", abbiamo anche
l’opportunità di tenere sempre aperta una finestra sull’eternità, nelle
occupazioni e preoccupazioni di ogni giorno…
Gabriele Amorth