Fra Jozo
Zovko ofm è nato il 19 marzo 1941 a Uzarici Sirokj Brijeg, nei pressi di
Mostar, provincia della Bosnia Erzegovina. Proviene da una famiglia
contadina numerosa, che ha coltivato la sua vocazione religiosa. Ha
studiato a Sarajevo, Lubjana e Graz, in Austria. E' sacerdote dal 1967.
Si distingue per l'attività svolta a favore dei giovani che gli procura
anche dei problemi con il regime di allora.
Verso la fine del 1980 è nominato parroco di Medjugorje. Nel giugno del
1981 iniziano le apparizioni della Madonna che si presenta a sei ragazzi
come Regina della Pace. Padre Jozo ha il compito di accompagnare i primi
mesi delle apparizioni. Rimane a Medjogorje fino all'agosto 1981, quando
inizia la sua carcerazione durata 18 mesi.
Dal 1985 al 1991 è parroco a Tihaljna, a pochi Km. da Medjugorje.Dalla
metà del 1991 è a Sirokj Brijeg, presso l'importante santuario della
Madonna Assunta, luogo emblematico della testimonianza cattolica nei
secoli.
Tra le molteplici attività svolte da P. Jozo, ricordiamo:
- La predicazione vigorosa e fedele al magistero della Chiesa, che lo
porta in tutto il mondo a toccare i cuori con il messaggio della
Vergine;
- L'opera di assistenza educativa a oltre 4.000 orfani di guerra che si
concretizza con le adozioni a distanza, la realizzazione di una casa di
casa di accoglienza a Puringain (Mostar) e l'organizzazione del
programma educativo estivo per gli orfani di guerra e le madri vedove
sull'isola di Jaklijan (di fronte a Dubrovnik) per oltre 3.000 persone.
Queste opere sono realizzate con il sostegno e l'aiuto dei volontari di
tutto il mondo, per la gran parte pellegrini a Medjugorje;
- E' socio fondatore dell'Associazione Mir i Dobro (Pace e bene) di
Viggi Varese.
P. Jozo Zovko è stato il parroco di Medjugorje nel 1981, al tempo delle
prime apparizione di Maria, la Madre del Signore, a sei veggenti.
Dopo un breve periodo di disorientamento, dovuto alla difficoltà da
parte di P. Jozo di credere che veramente la Madonna potesse apparire
nella sua parrocchia, egli divenne il primo testimone e strenuo
difensore del messaggio di Medjugorje.
Egli stesso ha affermato, durante una catechesi del 1996:
I veggenti sono venuti da me e mi hanno detto: "Padre, noi vediamo la
Madonna." Ma io non ho creduto. Chi poteva credere ad una cosa simile?
Però non li ho rifiutati. Ho detto: "Bene, andiamo a parlare". Ho
parlato tutto il sabato pomeriggio con ciascuno di loro, a quattr'occhi
e ho registrato tutto quanto ci siamo detti. E poi, ho riascoltato la
registrazione per tutta la notte. Ma che cosa ho ascoltato? Niente,
perchè non ero aperto ad ascoltare. I veggenti pieni di entusiasmo mi
hanno raccontato la loro esperienza, ma io ero sempre più triste e non
vedevo, perchè pensavo che fossero stati i comunisti ad organizzare
tutto per screditare la Chiesa.
E lo stesso
Padre Jozo ricorda,in una catechesi del Sabato Santo del 1999:
All'inizio delle apparizioni a Medjugorje Lei ha fatto segni stupendi e
indimenticabili con la croce che è posta in cima al monte Kricevac.
Nella prima domenica di Giugno, alle otto e mezzo di mattina, un uomo mi
ha chiamato e mi ha detto: 'Guarda Padre sulla montagna della Croce!' Ho
guardato e l'ho vista piena di luce e da questa luce usciva la Madre.
Abbiamo sentito nel profondo del nostro cuore queste parole che anche
ieri ha detto Cristo prima di morire: 'Ecco la tua madre'. Allora, anche
per noi risuona: 'Ecco la tua madre'. Tutti noi quella domenica mattina
abbiamo visto lo stesso: la Madre sotto la croce. Dopo pochi e forti
avvenimenti reali, segni fortissimi, abbiamo visto di nuovo la croce del
monte mostrata con un grande messaggio 'Mir'. Usciva dalla parte
sinistra della croce, dal braccio sinistro e stava scritto Pace, Mir.
Con lettere ardenti usciva dalla croce. Tutti noi ci siamo inginocchiati
e nessuno aveva il coraggio di alzare gli occhi verso la montagna o
correre via, scappare. Nessuno aveva idea di cosa fare, siamo rimasti
scioccati.
Più volte P. Jozo e i veggenti hanno raccontato l'episodio che ha
segnato l'inizio dell'adesione di P. Jozo nei confronti delle
apparizioni. Egli si trovava, solo, in chiesa a pregare, verso il tardo
pomeriggio. Chiedeva incessantemente al Signore di aiutarlo a capire il
significato di quanto stava succedendo, se veramente Maria appariva
nella sua parrocchia.
'All'improvviso' testimonia P. Jozo ho sentito una voce reale che mi
diceva 'Va e salva i ragazzi!' Subito mi sono alzato dalla panca e sono
corso fuori . Verso di me correvano i veggenti e mi hanno detto
'Aiutaci, la polizia ci sta cercando!' Li ho portati in canonica e li ho
nascosti. E' arrivata la polizia e mi ha chiesto se avessi visto i
ragazzi. Io ho detto che erano andati verso la canonica e i poliziotti
se ne sono andati.
L'esperienza determinante è l'incontro con Maria, una sera in chiesa a
Medjugorje, mentre i fedeli giunti da molti paesi vicini stavano
pregando il rosario, su invito di Jakov, uno dei sei veggenti. Mentre
pregavamo il rosario, molti fra di noi hanno visto la Madonna venire dal
fondo della chiesa verso l'altare.
Da allora P.Jozo è il primo testimone di Medjugorje, nonostante i 18
mesi di carcere nelle dure prigioni jugoslave e le umiliazioni, anche
gravi, che ancora non sono finite. Sono prove, queste, che fortificano
il dono già ricevuto, a beneficio di tutti coloro che lo incontrano.
Oggi Padre Jozo è un instancabile annunciatore della Parola di Dio e del
Messaggio di Medjugorje. Con serenità e fortezza affronta lunghi viaggi
in paesi e terre ai confini del mondo, per essere testimone autentico
del Mistero della presenza visibile di Maria fra noi.
Ringraziamo il Signore di questi doni mirabili e della sua misericordia
grande, che non fa mancare ai suoi figli la consolazione della sua
bontà, ogni giorno.
Padre Jozo,qual è il dono di Medjugorje?
I doni e i progetti divini rimangono sempre per noi un mistero, ma dai
frutti prodotti possiamo in molti casi capirne lo scopo. Per esempio, dai
frutti degli ultimi duemila anni si può comprendere lo scopo
dell’incarnazione, resa possibile dalla scelta della Vergine Maria: un nuovo
testamento, una nuova strategia della salvezza. L’Incarnazione ha ricondotto
l’uomo nel centro della creazione e ha reso possibile che la grazia di Dio
passi attraverso Cristo, attraverso l’uomo.
Ma veniamo all’oggi: si dice che l’umanità sta vivendo un tempo di grande
crisi, ed è vero: ci sono tante difficoltà nella famiglia, nella scuola,
nell’educazione, di fronte alle quali persino noi cristiani sembriamo aver
perso le risposte, perché la mentalità comune ci ha influenzato, ha
intaccato i valori della nostra fede. Tutto oggi è contro l’uomo, contro la
natura: la politica, la scienza, l’informazione, con i mass media che sono
inquinati come l’aria, come il cibo. Tutto è contro l’uomo: non possiamo
dire che il Signore ha creato una mucca pazza, o una pecora malata... Il
Signore non ha affidato il mondo così all’uomo. E triste constatare che
l’uomo ha gestito male queste cose, che ha prodotto male. Ed è triste anche
vedere che di fronte a tutto questo non diamo il massimo per porvi
rimedio... il problema è che quando l’uomo esce dai suoi confini, non tiene
conto del suo limite, perde di vista la sua missione e succedono cose gravi
sulla terra.
In questa situazione anche la Chiesa ha sofferto e soffre. In questa
situazione si sono verificati i fatti di Medjugorje. Ecco, dopo vent’anni Si
può cominciare a vedere quale è lo scopo di queste apparizioni della
Vergine: milioni e milioni di persone che hanno incontrato la Madonna sono
ritornate a Dio. C’è un fiume di grazia che è partito da Medjugorje e che ha
raggiunto tutto il mondo, tutte le nazioni, tutte le comunità e le culture.
Oggi vengono a Medjugorje uomini e donne da ogni dove: dal Giappone,
dall’Indocina, dalla Corea e, segretamente e a rischio della incolumità,
perfino dalla Cina. E ogni anno molti fra questi, che neppure erano
cristiani, ricevono il battesimo.
Maria si è posta qui come luce delle genti, per risollevarci dai nostri
problemi per aiutarci a sbrogliare le più differenti e ingarbugliate
situazioni. E noi non possiamo far altro che dirle grazie, pieni di
riconoscenza per questa donna per la gioia che ci ha donato con la sua
presenza. A Lei, sempre obbediente al progetto del Padre, alla volontà di
Dio, che anche in questo caso ha rinnovato con Gesù il suo «Eccomi, sia
fatta la tua volontà».
Qual è il cuore di
questo dono e dei messaggi della Vergine?
La presenza fisica della Madonna in questo luogo. La Madonna in carne e ossa
ha fatto visita alla parrocchia, fa visita alle case dei veggenti, come ha
fatto visita a Elisabetta. Come in quella circostanza, anche a Medjugorje
Maria si è fatta incontro con un saluto di pace con « Shalom». E come a
Elisabetta, anche ai veggenti, alla gente di Medjugorje e, a tutti noi,
Maria, attraverso quel «Shalom» ha trasmesso, ha iniziato la sua azione di
grazia.
La sua presenza, poi, è presenza orante: attraverso il suo esempio costante
Maria ci chiede di pregare. E se l’uomo risponde a questa chiamata e
incomincia a pregare, qui immancabilmente per grazia riceve o rinnova il
dono della preghiera. «Per grazia», perché la preghiera è un dono, e così è
stato per noi della comunità parrocchiale: un grande dono.
Maria viene per renderci certi che Lei ci è vicina, e che attraverso di Lei
l’uomo può ricevere tutto l’aiuto di cui necessita: è già questo il primo
dei messaggi, il suo essere con noi, tra di noi. E a Medjugorje si
sperimenta questa sua presenza: la si sente nell’aria, la si respira nella
preghiera, la si riconosce nella comunione tra i pellegrini. È una
sensazione tangibile, come il calore del sole in estate, e la pioggia di
settembre. E questo lo conoscono tutti coloro che vengono a Medjugorje con
cuore aperto.
Poi vengono i messaggi: essi servono per aiutarci a correggere i nostri
errori, a mettere a posto le situazioni che abbiamo compromesso, lasciate in
sospeso. Maria parla per ricordarci gli aspetti fondamentali per la vita
cristiana e per il nostro futuro; ci ricorda la preghiera, i sacramenti come
l’Eucaristia , la confessione, ci invita a leggere la Parola di Dio, ad
aprirci alla conversione del cuore: aspetti senza i quali la Chiesa non
esiste.
Ho appena incontrato un pellegrino che mi ha confidato «Da quando sono stato
a Medjugorje sto amando la Bibbia, vivo la Bibbia»... Ecco il dono, ecco il
messaggio: si crea un clima nuovo in cui possono germogliare doni di fede,
di pace, di conversione, di amore. Ecco il più grande messaggio, la notizia
più importante: l’uomo che rinasce.
Come ha risposto il
villaggio di Medjugorje in questi anni?
Che cosa Medjugorje ha fatto in vent’anni? Medjugorje ha pregato e ha fatto
digiuno. Medjugorje ha imparato a inginocchiarsi davanti al Santissimo e
alla Croce. Medjugorje è il luogo dove si trova la Madre celeste, dove si
sente la Madre, dove l’uomo torna a Dio.C’è chi dice che queste apparizioni
sono un po’ lunghe... e che ciò è strano...
Ma come lunghe? Non lo sono affatto: ne abbiamo bisogno, e di più, perché la
partita in cui ci giochiamo la nostra vita spirituale, fortunatamente, non è
una gara cronometrica. Perché perdere tempo a chiedersi se le apparizioni
sono o non sono lunghe: Maria è qui per indicarci la via, approfittiamone.
Non è forse molto lungo il tempo necessario per disintossicare chi è
diventato dipendente, «inquinato» dalla droga? Quanto ci vuole per
purificare il suo sangue, per ricostruirne la mentalità, rimetterne in sesto
il corpo e l’anima? C’è bisogno di tempo, c’è bisogno che Maria appaia.Maria
attraverso i veggenti ci ha messo molte volte in guardia da Satana. Dalle
Scritture sappiamo che sarà lei a sconfiggerlo. perché tanta preoccupazione?
La Madonna desidera liberare tutti gli uomini dal male, e per prima cosa
dice che Satana c’è, esiste, ed è furbo e meticoloso. Mette in guardia in
particolare coloro che ritengono che la vittoria ascetica della Madonna e
personale su Satana sia semplice. No, non è semplice: la Madonna trionferà,
ma gli uomini devono aiutarla. La Madonna interpella attraverso questi
veggenti loro e tutti noi a farci suoi angeli, per aiutarla a sconfiggere il
Maligno come è descritto nel racconto dell’Apocalisse. E ci dice: «Cari miei
angeli, mi dovete aiutare, dovete vigilare con me».
Che è poi la medesima attenzione che ci è chiesta da Gesù con la parabola
della zizzania: il contadino torna a casa dal campo appena seminato e se ne
va felice a dormire per il lavoro svolto senza preoccuparsi che il nemico è
sempre in agguato; e questi, la stessa notte, trovando la porta sguarnita,
viene e sparge il seme cattivo... C’è il Nemico, se l’uomo non è disattento
lo vede, lo riconosce. Ma se l’uomo è disattento si sveglierà un giorno
pieno di spavento con il campo infestato di zizzania, di ciò che non ha
seminato.
Dove colpisce il
Nemico?
Nelle esistenze di giovani senza vita e senza scopo. Guarda quanti suicidi ,
quanta disperazione, quanta droga. Per fortuna Maria ci mette in guardia.
Quante sono oggi le famiglie crollate, genitori e figli che vivono separati
in casa, che non si parlano; sposi che non vogliono figli, bambini che
vengono uccisi ancor prima di nascere. Sembrerebbe che l’egoismo abbia
vinto. Ma, per fortuna, Maria ci dice che non è così e indica una via di
uscita, ma ha bisogno di noi.
In che senso ha bisogno
di noi?
La Madonna viene a Medjugorje per ricordare i valori che abbiamo smesso, che
non si praticano più, e ci dà la grazia di poterli riconoscere e vivere. Ce
lo dice con messaggi pieni di tenerezza: «Cari figli, voglio dividere la
gioia, il mio amore per voi». La Madonna è piena di gioia perché è piena di
grazia. E la grazia è un dono. E a Medjugorje milioni di persone hanno
effettivamente trovato e testimoniato questo dono, insieme con il dono della
preghiera: ed è per questo che Medjugorje non può essere ridotta ad
argomento di chiacchiere e di discussione. Non dipende dagli uomini la
verità di Medjugorje, non dipende da un parroco, non dipende dal vescovo.
Non dipende dalla tua simpatia o dalla tua propaganda Medjugorje, ma
piuttosto dalla tua risposta, dalla tua vita. Se nessuno vivesse Medjugorje
sulla terra, essa non esisterebbe, ma grazie al Signore ci sono milioni di
persone che cercano di vivere bene messaggi, il digiuno e di pregare di
nuovo insieme in famiglia. E ogni settimana aumenta il numero di coloro che
rispondono all’invito di fare li più per Dio. Di questi sì ha bisogno la
Madonna per i suoi progetti.
Quando san Francesco tornò dalla Verna con le stigmate, i confratelli lo
videro piangere: «Ti fanno male?», gli chiesero. «No», rispose, «piango
perché l’Amore non è amato». Gesù non è amato: per questo soffriva san
Francesco, per questo il Papa è andato a Gerusalemme a pregare, a cercare il
perdono dagli avversari di Cristo. Anche nella Chiesa oggi si ama poco Gesù:
l’Amore non è amato. San Francesco in punto di morte fu interrogato dai suoi
per conoscerne l’ultimo testamento; e lui, nonostante le sofferenze, disse:
«Fino a oggi abbiamo fatto poco; cominciamo a darci da fare di più». Questa
è la risposta dei santi e del nostro Papa, oggi.
Che cosa ho fatto io nei miei venti, quaranta, settanta anni di vita come
cristiano? Occorre una nuova evangelizzazione perché il paganesimo è
rifiorito proprio a partire da quei Paesi che si dicevano cristiani. Bisogna
decidersi per Cristo e amare Lui. Ma sta a noi la scelta. Preoccupiamoci di
portare frutto: pensate alla parabola del seminatore e cercate di portare
molto frutto. Così cresce la Chiesa, non attraverso Internet o la Tv. Non ci
sono nuove conversioni grazie alla Tv cattolica o a Radio Vaticana: questi
sono strumenti buoni per i credenti, ma che gli atei rifiutano. La fede
dipende dai testimoni. Non mancano le università, le scuole, le emittenti, i
libri, i programmi, i giornali religiosi; ma mancano i santi nelle
università, nelle scuole, nelle parrocchie, nei giornali, anche in quelli
religiosi.
Per questo chi viene a Medjugorje ed è toccato dalla grazia, deve
domandarsi: «Chi sono io? Che cosa posso fare per la Madonna?». Quanti
sacerdoti sono venuti in questi anni a Medjugorje, e quanti vescovi anche, e
hanno fatto poco, e non hanno fatto nulla nelle parrocchie e nelle diocesi.
Noi pensiamo: «La Madonna viene, farà Lei». E invece no, perché Lei sempre
ripete: «Ho bisogno di voi».
Che cosa dobbiamo fare?
Maria è molto chiara. Come prima cosa vuole la nostra conversione, che
lasciamo cadere le lusinghe del male, che ci allontaniamo una volta per
tutte dalle sue sorgenti. L’uomo può vincere il peccato solo quando crede e
si affida a Dio, quando si lascia guidare come figlio, mano nella mano della
mamma. Allo stesso modo del figlio prodigo, che finalmente riconosce la
bontà del padre, che finalmente si accorge di quanto lui tratti bene persino
i servi e che non gli permetterà più di vivere peggio dei porci, così anche
tu torna a casa, da Dio, tuo Padre.
Ma sappi che Satana ti farà da ostacolo perché è forte della sua gelosia. E'
evidentemente forte: come possiamo capire sempre dai frutti, in questo caso
da quelli cattivi, che sono sotto i nostri occhi. Per questo dobbiamo
rompere gli indugi, vincere la pigrizia, essere attivi: e pregare, pregare
molto. Perché l’uomo che prega non permette che il Maligno gli entri in
casa, che gli insidi la famiglia. Sono quasi cinquanta ormai i messaggi in
cui Maria ci ha invitati a mettere la preghiera al primo posto nelle
famiglie. E poi il digiuno. Chi fa digiuno e prega, come ha detto Cristo
stesso, è più forte del Male: Satana trema di fronte all’uomo che prega e
pronuncia con fede il nome di Cristo.
La Madonna, proprio
nel giorno del Capodanno del 2001, all’alba del nuovo millennio, ha detto a
Marija che Satana è come «libero dalle catene»? Che significa?
Ricordati che Satana non è onnipotente e che l’uomo unito a Dio e a sua
Madre è più potente di lui. Ma questa unione ancora manca, e per questo
motivo Satana è in qualche modo svincolato, ha libertà di intromettersi fra
l’uomo e Dio: per questo occorre rinnovare la preghiera e il digiuno , come
Gesù ha insegnato; e per questo, dietro Lui, oggi sua Madre ripete:
«Rinnovate la preghiera e il digiuno, con entusiasmo».
Pregare, digiunare, vivere
ogni giorno i Sacramenti: se è fatto bene è un programma molto
impegnativo...
Impegnativo. La realtà è che noi non siamo capaci più di offrire, di
soffrire un po’ con Cristo. Uno dei primi giorni la polizia segreta ha fatto
irruzione nelle case e strappato dai letti i giovani veggenti. Spaventati,
tristi , senza scarpe, feriti, mi ritrovo in canonica i genitori e i
fratelli: «Padre, che cosa possiamo fare?». Soltanto pregare. Ma fu
difficile perché il tempo passava e i ragazzi non tornavano: mezzogiorno,
niente; le cinque, niente. Al tramonto fummo presi da agitazione e a
mezzanotte dallo sconforto. Io non riuscivo a trovare una parola di
speranza. Finalmente, all’una e mezzo, per primo un ragazzo e poi tutti gli
altri cominciammo a sentire un canto lontano. Erano loro: entrarono in
canonica pieni di gioia mentre i genitori scoppiavano in lacrime. A quel
punto Vicka si fece incontro alla mamma che si chiama Aurelia e disse:
«Perché piangi?». Le fu risposto: «Ma non vedi che ora è? E tu domandi
perché piango?». Ma la figlia, fattasi seria, aggiunse: «Non soffrire così;
se questo è un tempo di prova, mettiamolo a frutto: chiediamoci che cosa
possiamo soffrire per la Madonna, se possiamo offrirle quello che ci
accade». E poi ripeté con fermezza: «Mamma, è importante soffrire qualche
cosa per la Madonna». Fu questo l’insegnamento che una ragazzina seppe dare
a sua madre e a noi tutti. Di tutte le domande che avrei voluto fare ai
veggenti quella sera non ne ricordo una; invece, da vent’ anni mi accompagna
sempre più presente un solo interrogativo: Che cosa posso fare oggi per la
Madonna, che cosa posso offrire oggi per lei, per Cristo, per la mia Chiesa?
lo sono sacerdote: se non sono capace di soffrire niente la mia vita
religiosa non vale niente, è falsa. L’abito che porto mi impone questa
riflessione. Un sacerdote che non sa offrire un po’ della sua sofferenza,
crolla.
Lei è sacerdote:
nella crisi che attraversa l’umanità anche tanti sacerdoti e religiosi
sembrerebbero oggi disorientati. Non a caso la Madonna avrebbe chiesto a
Marija di pregare tanto per loro...
L’uomo che ha ricevuto il dono del sacramento del sacerdozio ha una grande
responsabilità che lo rende non confrontabile con nessun altro. Non lo si
può paragonare al maestro che insegna, al catechista che predica, al medico
che guarisce; no, perché il sacerdote è sacramento, è segno visibile della
grazia. Lui è segno che la Chiesa sta camminando sulla strada giusta, che il
Signore non l’ha lasciata sola. Ecco il motivo per cui ogni sacerdote è un
grande dono, una grande cosa.
Molti sacerdoti sono disorientati, e così molti religiosi. Dobbiamo levare
le mani, congiungerle e chiedere nuove vocazioni. La Chiesa, se vuole avere
santi sacerdoti, deve pregare per i sacerdoti; tante vocazioni sacerdotali
non sono frutto del caso, ma frutto della preghiera. Guarda Anna nell‘Antico
Testamento che, nella vecchiaia, chiede a Dio il dono di un figlio: che cosa
fa? Prega. Quando è nato l’ha chiamato Samuele, frutto della preghiera, e
Samuele è diventato sacerdote, dono per la Chiesa ricevuto attraverso la
preghiera. E a questo punto, però, voglio dirvi che a Riga il seminario è di
nuovo pieno, non c’è un letto vuoto. Grazie a Maria che ci ha invitato a
chiedere con lei questa grazia.
Desidero ricordare ai sacerdoti il messaggio della Madonna del marzo 2001,
in cui ci sprona a «deciderci per la conversione e la santità»: cari
sacerdoti, la nostra chiamata è essere santi, tutto il resto è un vuoto
inutile, è un correre in tondo, è un vento che si disperde. Essere santi non
è solo normale, è del tutto normale, come il frutto sull’albero: è normale
dare frutto, è normale darlo buono, è normale che la nostra vita sia
fruttuosa per gli altri. Se Dio è santo è inevitabile che ci chiami, allora,
a essere santi.
Io voglio osservare il sacerdote al vaglio delle Scritture, attraverso la
tradizione cristiana: ogni qualvolta la Chiesa ha avuto un santo sacerdote.
ha potuto contare su un segno sicuro sulla sua strada; e questo avviene
ancora oggi, per fortuna. Dove c’è un santo sacerdote vedi delle comunità
ricche di giovani che fondano il loro cammino in una certezza. Gesù ha detto
«siete i miei testimoni»: il sacerdote è dono suo, è grazia; non possiamo
dimenticarcene o farne a meno. Eppure, oggi, molti sacerdoti sono paventati
dalle sfide della cultura contemporanea: si sentono rifiutati e non
accettano l’indifferenza. Finiscono per stancarsi, per spegnersi. Trascinano
la loro tenda nel deserto e ci si infilano dentro; e la loro voce perde la
facoltà dell’ annuncio della Parola, e si svilisce in un grido senza eco E
soffrono, e tornano indietro, ma di nuovo non sono accettati. La Chiesa deve
accompagnare i sacerdoti, e qui per Chiesa intendo anche i singoli
parrocchiani. Il sacerdote è un uomo che, come tale, ha bisogno degli altri;
è un uomo che per dare tutto ha bisogno di incontrare la Chiesa di
sentirsene parte di essere bene accetto; ha bisogno di essere amato,
incoraggiato, aiutato con amore, con amicizia, con sostegni spirituali, con
preghiere che supportino i suoi progetti. Il sacerdote non può realizzare le
idee che riceve attraverso lo Spirito Santo se poi la Chiesa, i parrocchiani
gli voltano le spalle, le menti e il cuore. Viviamo — è vero — in un’epoca
che mette a dura prova l’identità del sacerdote, ma chi ha a cuore la Chiesa
si prenda cura dei sacerdoti. E Maria che ce lo chiede.
Ma Maria stessa a
volte è messa in disparte nella Chiesa, magari in nome dell’unità dei
cristiani, dell’ecumenismo...
Non esistono errori altrettanto grandi come quelli commessi dagli uomini
contro la Madonna e il suo figlio Gesù. Gesù e stato addirittura crocifisso
e non a caso è stato definito pietra di scandalo. Ma anche la Madonna ha
dovuto sopportare l’ingiustizia. Perfino Giuseppe all’inizio non ha
riconosciuto il piano di Dio attraverso di Lei.
Quanti errori: gli anglicani hanno cancellato la Madonna completamente,
relegandola alla funzione di un taxi che ha traghettato Gesù sulla terra.
Così i Luterani e tutte le ramificazioni delle chiese protestanti che hanno
rifiutato la Madonna. Quanti errori e quanti peccati contro di Lei anche
oggi, e nella stessa Chiesa, ogni qualvolta la Madre di Gesù viene messa da
parte in nome di un falso ecumenismo. Ogni qualvolta si sente dire, in nome
di una futuribile e presunta unità dei cristiani: «Lasciamo un pò nell’
ombra la Madonna e saremo più vicini ai nostri fratelli anglicani, e ci
riavvicineremo ai fratelli protestanti». Quanti errori.
Ma è Gesù stesso che ci ha indicato Maria. Sulla Croce ha detto «ecco vostra
Madre»: appoggiateVi a Lei. Non può che essere Lei, che grazie al suo «sì» è
stata nell’Incarnazione ponte tra Dio e gli uomini, a porsi ora nella Chiesa
come ponte di conversione tra gli uomini e Dio. Non è forse per questo che
appare a Medjugorje? Lasciamo che ci conduca a suo Figlio...
Quanti peccati... Non possiamo farcela senza la Madonna, senza la Madonna
non c’è la Chiesa, così come senza l’Eucaristia non c’è la salvezza, non c’è
l’alimento di salvezza. Guardate Elisabetta come ha esultato perché ha
riconosciuto che era la Madre di Dio quella donna che veniva a farle visita.
La Madre di Dio è venuta a visitarci anche a Medjugorje per insegnarci a
purificare la nostra vita dall’egoismo, dall’orgoglio, per riscattarci dalla
sterilità. Lei ci vuole capaci di portare frutto e ci dà la grazia per
innamorarci del suo «programma», dei suoi messaggi.
In quest’ottica, che non è quella delle polemiche, va inquadrata la
dichiarazione pontificia Dominus lesus che è molto importante perché pone
rimedio a un errore ormai molto diffuso, quasi legalizzato, che creava
grande confusione. I cattolici non devono rinunciare alla pienezza della
Rivelazione, e con essa alla loro identità, perché è in essa che risiede la
verità. Come potremmo, per esempio, immolare la Madonna sull’altare di un
vuoto ecumenismo, se è Lei stessa il nostro tifoso più fedele,
l’instancabile sostegno nel nostro cammino verso il Cielo?
Ascoltiamo la Madonna che ci dice «convertitevi, tornate al Padre»: è questa
la meta a cui gli uomini devono tendere per un autentico ecumenismo; è solo
attraverso una nuova conversione che i fratelli cristiani potranno ritrovare
l’unità.
Perché la Chiesa è così
provata in questo tempo senza Dio, in cui molto potrebbe fare?
Ma perché è in crisi la famiglia, che è la cellula originaria della società
umana a cui il sacerdote si rivolge. Se vacilla la famiglia il sacerdote
cade nel buio. Più di ogni cosa la Chiesa ha bisogno di santi sacerdoti e di
santi genitori. Dal cuore del prete inizia il rinnovamento del mondo, un
nuovo mondo; e dal cuore dei genitori inizia il rinnovamento della famiglia
umana, una nuova famiglia.
Una nuova famiglia.
La vita di questi veggenti, così straordinaria nel quotidiano, non è
illuminante sul senso della chiamata universale alla santità sottolineata
dal Concilio?
Ma certo. Dio ci vuole tutti santi e la via da percorrere sta
nell’assecondare la sua volontà secondo il proprio stato e i propri talenti.
Ma occorre la nostra disponibilità. Se il Signore sarà presente nella nostra
vita saremo sempre a posto; ma permettiamogli di entrare come l’aria nei
polmoni. Dipende da noi, perché Dio ci rispetta. La Madonna però dice «ho
bisogno di voi» e sollecita con materna cura una nostra risposta.
Vogliamo essere degli strumenti nelle mani di Dio? Senza di te Dio non può
realizzare ciò che vuole, non perché non è onnipotente, ma perché ti
rispetta; senza di te Dio non può salvarti. La Madonna è diventata grande
quando ha accettato il disegno che il Padre aveva per lei, i santi sono
diventati tali dopo aver detto sì.
Vicka è nota a tutti per aver attraversato malattie molto gravi. La prima
volta la stavano portando in ospedale dopo che era caduta in coma e ai
medici sembrava in fin di vita L’autista può raccontare che a un certo punto
si è svegliata all’improvviso e ha chiesto di scendere. Di lì a poco le e
apparsa la Vergine, ma Vicka dopo la visione, per nulla contenta di essere
guarita, e ritornata all’auto in lacrime. Più tardi — dimessa subito
dall’ospedale — ci spiegò che la Madonna in quell’occasione le aveva chiesto
se avesse preferito la salute o la Croce avvertendola che se avesse scelto
la salute le apparizioni si sarebbero concluse. Vicka, memore delle sue
sofferenze e di quelle dei suoi cari, lì per li chiese la salute. La Madonna
allora la benedisse e le disse che le sarebbe apparsa dopo quaranta giorni.
Ma già durante quel saluto Vicka si pentì della sua scelta e pianse lacrime
inconsolabili per tutto quel tempo, perché il desiderio di Maria era più
forte di qualsiasi prova o sacrificio che le sarebbe stato chiesto. E così,
dopo quaranta giorni, rimise la sua scelta nelle mani della Madonna.
Da allora sappiamo come è andata: Vicka ha sofferto per malattie molto
dolorose, per diversi tumori considerati letali, e più volte è stata sul
punto di morire, ma al tempo stesso il suo sorriso si è dilatato, e ci sono
migliaia di pellegrini e forse molti di più che si sono convertiti grazie
proprio a quel sorriso di chi vive la vita dì Dio. È il sorriso di chi
sceglie Dio, nonostante la strada della Croce aperta da suo Figlio.
Con questo voglio dire che non può iniziare la tua vita nuova se tu non la
scegli;la fede non è opinione né ideologia,né discussione:la fede è Fiat,è risposta ogni giorno,è pratica,ed è sacrificio,sempre;è rinuncia,è il
seme che deve morire,è l’uomo che deve morire a sé stesso e nel corpo,per
poi risorgere in Dio.